Hermano
Bel-ami Edizioni, 2014
Dario Fantacci e Padro Mancini sono due illustratori e fumettisti argentini.
Su richiesta di Marco Taddei e Simone Angelini, che all'epoca dirigevano la collana “One Shot” di Bel-Ami Edizioni, ho scritto la prefazione al fumetto.
impaginazione • Bel-Ami Edizioni
grafica di copertina • Pedro Mancini
Quando lo scrittore americano Norman Mailer venne chiamato a testimoniare nel corso di uno dei tanti processi per oscenità intentati contro Il pasto Nudo di Burroughs, disse che secondo lui il romanzo era semplicemente un ritratto dell'Inferno. Dopotutto lo stesso Burroughs non faceva che ripetere di considerarsi un mero strumento di registrazione: «Non c'è che un'unica cosa di cui può scrivere uno scrittore», diceva, «ciò che è davanti ai suoi sensi nel momento in cui scrive».
Quindi Burroughs ha visitato l'inferno e l'ha raccontato, mostrando al mondo la sua vera identità: una sorta di satira estrema, paranoica, a tratti circense della realtà che pensiamo di vivere. All'inferno Burroughs c'è andato a bordo di una quantità industriale di droghe; lì ha raccolto qualcosa come mille pagine di manoscritti che teneva in un baule che portava con sé ovunque andasse. The word hoard (o “il baule di parole), così lo chiamava. E da quei manoscritti disordinati — la cronaca di un mondo parallelo, così come il Simarillion per Tolkien era la cosmogonia e la cronologia di un mondo inventato — sono nati gran parte dei suoi libri, che a loro volta sono diventati per decine di scrittori, cineasti, fumettisti la porta d'ingresso per una realtà altra, un Ultra Mondo che nella storia dell'uomo è stato chiamato e descritto i mille modi differenti: da Hieronymus Bosch a Magritte, da Gurdjieff ad Alan Moore, da Lovecraft a Dick, ciascuno ne ha dato la propria versione, la propria registrazione.
Hermano non è che un frammento di quella stessa dimensione, un'Altrove raccontato da due autori argentini che fanno parte di un gruppo, i Niños, che si riunisce attorno a una rivista autoprodotta chiamata — non a caso — Ultramondo, ambientata negli scritti di Burroughs (che in Hermano compare anche come narratore per lo “spiegone” finale! Che ovviamente più che spiegare confonde ulteriormente il lettore) o di Kafka, così come nelle visioni di Moebius, Miyazaki, Bosch e Magritte.